RODOLFO COLARIZI
Nonno è bello!
Silvia Editrice, 2003


Qual è il momento nel quale si acquisisce la consapevolezza di essere a pieno titolo dei nonni? I più ingenui solitamente rispondono quando si ascolta il primo vagito di uno o di una nipote, i più illuminati fin dal momento in cui vedono aumentare il volume del ventre della figlia o della nuora, ma non è sempre così semplice.
Se bastasse leggere dei libri di anatomia e di fisiologia per diventare medici sarebbe meraviglioso, quindi non è sufficiente un’attestazione anagrafica per assicurarsi la certezza del nuovo ruolo.
Il primo interrogativo inquietante rimane: nonni si nasce o si diventa?
La risposta è squisitamente soggettiva e legata all’impasto di aspettative, sentimenti, aspirazioni, illusioni e prospettive che ognuno si prefigge.
C’è quella schiera, per la verità molto nutrita, di soggetti, dotati di una profonda determinazione, che hanno le idee chiarissime. Dopo una lunga milizia matrimoniale, quando iniziano a stemperarsi le pulsioni connesse a Bacco, tabacco e Venere, i nostri sono morsi dalla tarantola del desiderio di dar vita al secondo atto della propria esistenza. Cominciano a tormentare le coppie dei congiunti, maritati o ammogliati, affinché intensifichino la quantità di lavori messi in cantiere e accelerino il processo connesso alla campagna demografica.
Il ritornello più frequente che viene sempre indirizzato con voce querula è: “Nessuna novità ancora? Che si aspetta?” con l’unico risultato di decuplicare l’indice ansiogeno negli interessati che non hanno nessuna necessità di avere né solerti promotori né impertinenti censori.
Ebbene questi soggetti sono dei “nati nonni” o dei “nonni nati” se preferite, visto che sono attanagliati dall’ossessione della prosecuzione della specie, dal sano desiderio di allargare il perimetro delle competenze, dalla propensione sempre giustificata a rinnovare il nome, a perpetuare il cognome, la professione o il mestiere.
Mediamente, siano nonni o nonne, sono dotati di un carattere determinato, puntiglioso, poco incline ai compromessi, abituati a prendere la vita per le corna non per la coda, insomma decisionisti, intraprendenti e modicamente aggressivi.
Azzardo un paragone che può apparire impertinente, ma non c’è malizia alcuna in questa supposizione, solo un pizzico di esperienza conoscitiva di un settore che ho frequentato tutta una vita: se sono medici sono dei chirurghi.
La seconda categoria è rappresentata da soggetti caratterialmente più miti, riflessivi, avvezzi ad assorbire le frecciate del mondo circostante con cautela, abituati a selezionare i messaggi, talvolta angosciati dai dubbi, pur considerando, come per i predecessori, la straordinaria gioia per il nuovo status che, come abbiamo detto, non entra automaticamente sotto pelle, ma faticosamente e in maniera strisciante tenta di guadagnarsi i galloni del nuovo ruolo...


Rodolfo Colarizi

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